Editoriale

Tu sei unico, tu sei il centro

Tu sei unico, tu sei il centro

di Alessio Carciofi, Docente in Marketing e Digital Wellbeing

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Come tutti i bambini, anch’io amavo addormentarmi con una bella fiaba, letta da mia madre, mentre pian piano mi lasciavo accarezzare dalle parole. Il rituale della buonanotte, dalla notte dei tempi, rappresenta un aiuto molto efficace per contenere la paura del buio e facilitare il sonno. Tra le tante fiabe mi ricordo ancora oggi “il pifferaio di Hamelin”. Se non te la ricordi, molto brevemente, racconta di un pifferaio che, giunto nella città di Hamelin, la libera dalla piaga dei ratti. Quando la cittadinanza si rifiuta di pagarlo per l'opera compiuta, il pifferaio si vendica irretendo i bambini della città, con il suono del piffero, accompagnandoli in un luogo di gioia. Se vogliamo, il contesto narrato nella fiaba è molto attuale, ancora oggi. Viviamo in una Hamelin 2.0, una società rapita dal pifferaio del digitale. Il piffero è sostituito da uno smartphone e una connessione dati, che ci permettono di in-seguire persone e cose.

Una buona parte della popolazione si sta facendo rapire dalle note di una melodia che suona a colpi di notifiche, scarica a colpi di giga e applaude a suon di like. Questa musica del pifferaio digitale nasconde un grande bisogno, quello di essere connessi sempre e comunque. Ci svegliamo con lo smartphone tra le mani, lo controlliamo tra un semaforo e l'altro. Non ci annoiamo più. O forse ci annoiamo troppo. Siamo sempre con la testa in un altro parallelo emotivo, lontani dal “qui e ora”. Non ci sono più luoghi, non ci sono più tempi, i confini tra vita lavorativa e personale sono sfumati, aprendo la strada a nuovi scenari di persone cresciute nel mito della cultura della disponibilità “sempre e costante” e aprendo così le porte alla società della stanchezza.   

Stiamo facendo fatica a stare al passo con la tecnologia, anzi possiamo dire che stiamo arrancando dietro al medium digitale che, agendo sotto il livello di decisione consapevole, modifica il nostro comportamento, la nostra sensibilità e il nostro vivere insieme.Le distrazioni digitali sono diventate un grande Pac-Man umano, che giornalmente ci mangia focus, energia e sonno. Il silenzio è un lusso che non “desideriamo” permetterci. La velocità è divenuta un fattore importante e determinante, in qualsiasi competizione: sport, politica e soprattutto affari. Questo è vero. Ma non sempre. 

Abbiamo bisogno – anche – di momenti di lentezza, di tranquillità e di riposo, per orientarci con efficacia e chiarezza nei tanti cambiamenti che stiamo vivendo e che vivremo ancora. Il problema non è la tecnologia. Anzi, la tecnologia è bravissima a darci ciò che vogliamo, ma non sempre ciò di cui abbiamo bisogno. La maggior parte delle volte ci allontana da noi stessi, distraendoci, separandoci da ciò che stiamo facendo o desideriamo essere.  Abbiamo l'obbligo sociale di andare avanti e parallelamente procedere verso l'interno per intraprendere un piccolo viaggio, una piccola rivoluzione silenziosa, che ci porta a scoprire nuovi paesaggi interiori.

E’ come il lavoro di un archeologo quando giunge in una “zona” poco nota, ma allo stesso tempo che suscita interesse. Porta con sé zappe, pale e altri strumenti per rimuovere dalla zona archeologica le rovine superficiali e scoprire gli altri resti sepolti da tempo. Solo così riaffiorano parti importanti della nostra cultura. Che ci “dicono” da dove proveniamo. La stessa cosa succede a noi. Al posto di zappe e pale, a noi occorrono altri strumenti come il silenzio, la consapevolezza e l'attenzione. Anzi, la nobile attenzione. Il silenzio è il pin per accedere alla nostra consapevolezza, che ci conduce, ci prepara ad ascoltare e ad osservare la verità. Ciò permette di portare alla luce parti “nascoste” di noi – nascoste dal rumore e dalla velocità - stratificate da anni, che non conosciamo, ma che possiamo riconoscere e accettare.  Tutto questo, ci conduce ad una nuova consapevolezza, capacità di osservare le cose con occhi nuovi, ma soprattutto con strumenti nuovi. Possiamo così imparare a gestire il “nostro” tempo dandoci delle priorità, definendo con molta chiarezza ciò che è fondamentale per il nostro star bene e ciò che non lo è. Allora scopriremo che non servono minuti e giga illimitati, ma minuti consapevoli di vera connessione.

Assumiamoci la responsabilità nella nostra vita di essere consapevoli che ogni istante è unico e offre il potenziale di collegarci al medium dell'anima: il silenzio. Lì scopriremo la nostra unicità che ha inizio quando rallentiamo, quando ci riposiamo. Perché quando dormiamo sogniamo, e quando sogniamo creiamo la nostra realtà.