Il sonno è da sempre oggetto di attenzione e di approfondimenti. Basta fare anche una veloce ricerca su Google per perdere il conto degli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche di tutto il mondo. Ne esistono anche di specifiche sull’argomento, come il mensile britannico Sleep, voce ufficiale della Sleep Research Society, dell’Università di Oxford. O Sleep Medicine, la rivista della World Sleep Society: sulle sue pagine, la medicina del sonno si interfaccia con altre discipline come la neurologia, la pediatria, la psicologia e anche l’ortodonzia.
Sono tre, in particolare, gli studi condotti negli ultimi anni che hanno attirato la nostra attenzione, perché sono intrecciati a doppio filo con l’attualità e fasi della vita umana dove il sonno ha una importanza primaria. Ve li raccontiamo qui sotto.
Binge-watching e sonno: gli effetti delle “abbuffate” di serie televisive
Netflix, Amazon Prime, Disney+ e tante altre: ormai si fa fatica anche a ricordarsele tutte le piattaforme di streaming disponibili sul mercato, che hanno contribuito ad aumentare il fenomeno del binge-watching, tenendo spettatori di ogni età incollati, per ore, allo schermo della tv, del pc o del cellulare, senza riuscire a smettere di guardare una puntata dietro l’altra. Il problema è che questa tendenza è diffusa in particolare nelle ore serali, a stretto ridosso quindi dell’addormentamento, quando invece dovremmo fare l’esatto opposto. Vale a dire: rallentare, rilassarci e staccare gli occhi dalla luce blu dei dispositivi.
Questo studio, condotto da un team di ricercatori tutto italiano, valuta gli aspetti, patologici e non, del binge-watching, in due categorie di persone, definite come “buoni” e “cattivi” dormitori. Questi ultimi sono risultati più predisposti alle conseguenze patologiche dell’abbuffata di serie tv, vista come un modo per fare fronte a emozioni negative e isolarsi dal contesto sociale, innescando un circolo vizioso con ripercussioni negative anche sul sonno. Negli uomini inoltre è emersa una maggiore correlazione tra sonnolenza diurna e binge-watching.
(pubblicato sul Journal of Sleep Research, ottobre 2022)
Sognare per due in gravidanza
Il pattern del sonno delle donne che aspettano un bambino cambia in maniera evidente con uno spiccato aumento di disturbi del sonno, soprattutto durante l’ultimo trimestre. Questo lavoro scientifico prende in esame nello specifico la relazione tra gravidanza e attività onirica, con un focus sulla frequenza di incubi, mettendo l’accento su come per le future mamme i sogni possano essere un indicatore del benessere emotivo e psicologico, sottolineando l’importanza di valutarli, in questo periodo cruciale, come parte integrante del monitoraggio della salute.
Dallo studio è emerso infatti che le donne in gravidanza sognano molto e che il fatto di ricordarsi bene i dettagli dell’attività onirica è collegato a un sonno superficiale e di scarsa qualità. Inoltre, in sintonia con l’ipotesi di continuità tra sonno e veglia, nei loro sogni prevalgono contenuti legati alla gestazione, riflettendo le preoccupazioni quotidiane.
(pubblicato su Neuroscience & Biobehavioral Reviews, agosto 2024)
Insonnia e Long Covid
Si tratta di uno studio curato dal consorzio International Covid Sleep Study e, sulla base delle evidenze di una stretta relazione tra disturbi del sonno e COVID-19, esamina il legame tra insonnia e sindrome da long COVID. In particolare, il suo scopo è quello di approfondire la possibilità che i pazienti affetti da COVID-19, che già soffrivano di insonnia prima della pandemia, abbiano un maggior rischio di sviluppare il long COVID, e se a sua volta il long COVID sia associato a una maggiore incidenza di sintomi di insonnia dopo l’infezione.
Cosa è emerso? I risultati supportano questa relazione. Infatti, i pazienti con COVID-19 che avevano già sofferto di insonnia prima della pandemia hanno mostrato un rischio maggiore di sviluppare il long COVID rispetto a coloro che non avevano avuto questo disturbo del sonno pre-pandemia. Tra questi ultimi, le percentuali di insorgenza di sintomi di insonnia dopo l’infezione sono state del 24,1% nei casi di COVID breve e del 60,6% nei casi di long COVID. Infine, rispetto ai casi di COVID breve, i casi di long COVID sono stati associati a un rischio maggiore di sviluppare sintomi di insonnia.
(pubblicato su Sleep Medicine, dicembre 2023)